Troina delle origini: "Civitas Vetustissima"

 

CIVITAS VETUSTISSIMA è questo l’appellativo che accompagna il nome di TROINA nei diplomi di re Martino, nel 1398, e Alfonso D’Aragona, nel 1433, a riprova delle antichissime origine della città.

Rilevanti testimonianze archeologiche provano che il sito era già occupato in epoca preistorica. In particolare gli abbondanti rinvenimenti di selce fanno supporre la presenza di una lavorazione organizzata di tale materiale, mentre il rinvenimento di cospicue quantità di ossidiana testimonia che questa stazione neolitica intratteneva rapporti commerciali con l’isola di Lipari.

Ancora oggi, a poca distanza, dall’abitato sono visibili le tracce di due vaste necropoli del periodo siculo, collocate rispettivamente sui monti San Pantheon e Muganà.

Tombe della necropoli sicula

Altre rilevanti testimonianze archeologiche, frutto di modeste campagne di scavo o rinvenimenti occasionali, oggi oggetto di studio da parte del Department of Archaeology della University of Cambridge (U.K.), attestano che sotto i greci e i romani la località ebbe una notevole importanza soprattutto come centro militare. Con i suoi 1120 metri di altitudine e con la sua particolare geografia risultava di fatto inespugnabile e capace di assicurare un agevole controllo degli itinerari che si snodavano lungo le vastissime vallate circostanti.

Poche le notizie sicure sul nome originario della città. Gli storici hanno ipotizzato soluzioni diverse ma non si è andati al di là delle mere congetture. La tradizione locale, da un lato, identifica Troina con Imakara o Imachera, città greca citata da Cicerone nelle Verrine; a sostegno di tale ipotesi si adduce il rinvenimento di una moneta raffigurante

 

sul fronte una figura muliebre che reca nella mano sinistra dei papaveri e in quella destra una fiaccola, mentre ai suoi piedi è posta una lira, e l’iscrizione MAKA. L’ipotesi più accreditata, invece, sostiene che si tratti dell’antica Engyon, sede del famoso tempio preellenico dedicato alle "DEE MADRI" o "METERES"; tale identificazione trae spunto da un passo di Diodoro Siculo che colloca la città di Engyon a cento stadi dalla sua nativa Agira.

Resti di mura ellenistiche
(Fine IV - III sec. a. C.)

Dall’avvento del cristianesimo, Troina fu un fervente centro religioso. Già nel 170, esisteva una chiesa dedicata ai S.S. Pietro e Paolo, collocata alle pendici settentrionali dell’attuale abitato. Sotto il papato di Gregorio Magno (591) si ha notizia dell’esistenza del vescovado, istituito secondo la tradizione locale nel 480 o forse ancora prima, se è vera l’indicazione secondo la quale Troina ebbe uno dei primi vescovi mandati in Sicilia da San Pietro rispondente al nome di Bachilo. Durante la dominazione bizantina vi ebbe ampia diffusione il monachesimo orientale che esercitò, in seguito, grande influenza nella storia cittadina.

Sotto la dominazione saracena la città riprese la funzione di centro fortificato. La cresta del monte era occupata da un munitissimo castello dotato di imponenti torrioni e di solide mura su cui si aprivano quattro porte di accesso. La struttura urbanistica di alcuni quartieri è rimasta immutata come allora: viuzze e vicoli ciechi si intrecciano tra loro a somiglianza di una Kasba araba. Intorno all’abitato in alcuni casolari di campagna sono riscontrabili le tracce di vecchi mulini ad acqua utilizzati per la concia delle pelli e la tessitura, attività produttive introdotte dagli arabi.

 

 

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ing. Massimiliano Stazzone
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