Troina "Capitale Normanna"

 

Il periodo più glorioso della storia di Troina è legato alla conquista normanna della Sicilia. Ruggero D’Altavilla che insieme al fratello Roberto il Guiscardo aveva intrapreso una proficua campagna di conquista nelle regioni dell’Italia meridionale, giunse in Sicilia come mercenario al soldo di Ibn-at-Thumnah Kadì di Catania che intendeva sopraffare il Kadì di Agrigento Ibn-al-Hwwas. Ruggero comprese che poteva mettere a partito le contese tra i potentati arabi della Sicilia per impadronirsi del dominio sull’isola.

Tela raffigurante il Conte Ruggero

La vigilia di natale del 1061, il conte Ruggero D’Altavilla prende la roccaforte di Troina. Quattro le leggende che la tradizione popolare tramanda sulla conquista: la prima, classica in molti siti medievali, narra di una vecchietta che indica un passaggio segreto attraverso la postierla per accedere all’interno della cinta muraria; la seconda racconta che durante la notte mentre Ruggero coi sui era accampato nei boschi a nord di Troina ebbe in sogno la visione di Sant’Elia che gli indicava la maniera più agevole per entrare in città (in quel luogo dopo la conquista Ruggero fece edificare un cenobio basiliano dedicandolo a Sant’Elia di Ebulo); la terza leggenda dice che Ruggero utilizzando un gregge di capre con delle lanterne attaccate alle corna e un gruppo di trombettieri e tamburini fece credere ai saraceni che l’attacco avveniva dal versante nord - occidentale del castello, mentre il Conte e i sui fedeli soldati riuscivano a penetrare all’interno della città dal versante opposto incontrando una scarsa resistenza. La quarta leggenda è la più nota, anche perché ad essa allude la raffigurazione sullo stemma municipale. Per conquistare l’inespugnabile castello il Conte adottò una stratagemma: appreso che il castello veniva rifornito di farina e di altri viveri, durante la notte, da un mugnaio che vi si recava in compagnia di un grosso cane, il cui abbaiare era il segnale convenuto per il riconoscimento, si accordò con il mugnaio e lo seguì. Il mugnaio, giunto alla Porta di Baglio fece abbaiare il suo cane; i saraceni, ignari, aprirono le porte e i normanni, guidati da Ruggero, irruppero nel castello espugnandolo. Tutte le leggende adombrano la verità storica e cioè che i normanni riuscirono a conquistare Troina col favore della popolazione e in particolare di alcuni monaci di rito greco che vivevano da eremiti nei vicini boschi dei Nebrodi.Il gran Conte pose a Troina la sua dimora, facendone la roccaforte per l’occupazione normanna della Sicilia.

  Ruggero negli anni immediatamente successivi alla conquista della città fece edificare, poco lontano dall’abitato, due dei piu importanti monasteri basiliani dell’isola: San Michele Arcangelo e il già menzionato Sant’Elia di Ebulo.

Ruderi convento San Michele Arcangelo
"Il Vecchio" (sec. XI)

Il principale sforzo costruttivo fu riservato, tuttavia, alla prima Cattedrale normanna di Sicilia; eretta tra il 1066 e il 1070, secondo la tipologia delle cattedrali fortezza, risultò opera di sintesi culturale di maestranze bizantine, arabe e normanne. La cattedrale di Troina, denominata "Primogenita e Prediletta" in tutti i diplomi, fu dedicata alla Santa Vergine Assunta e dotata di vaste rendite. Nel 1082, il Conte ripristinò il vescovado e vi pose a capo il cognato Roberto, già abate del cenobio di San Michele Arcangelo. Fu un atto assolutamente in contrasto con la normale prassi canonica, ma Gregorio Settimo, che non poteva inimicarsi gli Altavilla, fu costretto, suo malgrado, ad ammettere la deroga.

Nel 1088 Ruggero ospitò a Troina il Papa Urbano II che volle incontrarsi con il Conte per assicurarsi l’aiuto militare necessario a sopraffare l’antipapa Clemente III. In quell’occasione pare si raggiunsero i primi accordi sulla "Legatia Apostolica", perfezionati ufficialmente a Salerno nel 1098. Con tale privilegio il Papa riconobbe a Ruggero, e ai suoi successori, il titolo di Legato Pontificio in Sicilia con la facoltà di designare i vescovi isolani e di fissare i confini delle loro diocesi. A ricordo della storica visita del pontefice, si conserva ancora oggi nell’Oratorio del SS. Sacramento o dei Bianchi di Troina la predella dell’altare su cui Urbano II celebrò la S. Messa.

Tela raffigurante Roberto, abate del cenobio di San Michele e cognato del Conte Ruggero

Nonostante il trasferimento del vescovado a Messina (1096), Troina rimase fino al XVIII secolo un importante centro religioso. Vi si contavano trenta chiese e dodici monasteri. Troina fu sempre città demaniale, fatta eccezione per due brevi periodi sotto gli Aragona. Era la decima città demaniale dell’isola, occupava il XIII posto nel parlamento siciliano, aveva il Regio Castello di Città presieduto dal Capitano del Popolo e proprie milizie con vessillo municipale.

 

 

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ing. Massimiliano Stazzone
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