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23-02-2006
 

QUANDO L’ARTE CULINARIA DIVENTA STORIA, CULTURA, SPETTACOLO…

Il vento scirocco infuriava impetuoso sulle case di quel paese arroccato a 1120 metri di altezza e ancor più sul palatenda allestito sulla piazza “nuova”, prospiciente l’Etna.
Ma quando stava quasi per placarsi, ecco che una pioggia battente prendeva il suo posto. Sembrava quasi che le condizioni atmosferiche volessero ostacolare l’incontro tra il dolce e il salato, tra due culture, due mondi diversi: la parte orientale e quella occidentale della nostra isola.
Ma forse la forza delle origini comuni ha permesso che quanto era stato organizzato nei giorni precedenti potesse aver luogo.
Sul palco erano stati sistemati due tavoli, su di uno sarebbe stata preparata la “Cassata siciliana”, sull’altra la “Vastedda ‘nfighiulata cu sammucu”. E chi avrebbe mai pensato che la preparazione di un piatto: un dolce, una focaccia, potesse diventare un momento denso di cultura, in cui le diverse arti (la cucina, la danza, la musica) si incontrano, come le diverse energie si intrecciano per dar vita a qualcosa di molto creativo? La sera di giovedì grasso, a mio modesto parere, è successo proprio questo nella piazza di Troina.
A chi non crede che cucinare sia un’arte risulterà difficile pensare che preparare un piatto possa avere una valenza culturale e diventare spettacolo nello spettacolo.
Da una parte il maestro Peppe Giuffrè e una sua collaboratrice con i grembiuloni neri, lunghi fino ai piedi, davano un senso quasi sacrale a quanto stava avvenendo: la preparazione della Cassata, che lo stesso Giuffrè definisce il riassunto della cultura gastronomica della nostra isola. Le diverse fasi della preparazione di questo dolce, descritte passo dopo passo, sintetizzano, infatti, le influenze delle diverse dominazioni: araba, spagnola, normanna.
Dall’altra parte i maestri locali, attorno al tavolo adiacente, su cui erano stati disposti ed adagiati con cura gli ingredienti della “Vastedda” negli antichi utensili, sembravano accingersi ad un’«alchimia», di cui già si preannunciavano gli odori e i sapori.
I vari passaggi sono stati sottolineati dalle danze e dall’espressività di una ballerina del canto popolare, oltre che dalle musiche di un sassofonista jazz e di un percussionista che ben si sono integrati con la “band di liscio” locale.
Era come uno spettacolo nello spettacolo: i colori, i suoni, la parola, la gestualità, tutto sembrava garantire il divertimento e concorrere alla realizzazione di qualcosa che sarebbe stato gustato con tutti i cinque sensi.
Bastava guardare i volti non solo dei più piccoli che, seppur con iniziale titubanza, si avvicinavano al palco e sembrava volessero quasi fare a gara per assaggiare quelle leccornie: un pezzetto di pan di spagna, una ciliegia candita o le gocce di cioccolata che sembravano arrivare come una dolce pioggia tra le mani festanti di quei bambini. Inoltre, il dialogo con il pubblico, reso possibile anche dall’aspetto interattivo dell’evento, ha tenuto alto l’interesse di tutti, favorendone la partecipazione.
Il momento clou si è raggiunta quando la “Vastedda ‘nfighiulata cu sammucu” e la “Cassata” sono state presentate direttamente alla platea per essere consumate, dando finalmente la possibilità a tutti i presenti di appagare oltre che la vista anche il palato.
Massimiliano e Paola Stazzone

 

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